La discussione nel merito in commissione Giustizia alla Camera riparte in questi giorni, mentre in Aula il testo è calendarizzato per la fine di marzo. Un verdetto di ammissibilità, vedrebbe probabilmente calendarizzati i referendum in primavera, in coincidenza con la consultazione amministrativa.
Approda oggi alla Corte costituzionale la decisione sull’ammissibilità degli 8 referendum promossi da Lega, radicali e Associazione Coscioni. Sei di questi legati ai temi della giustizia, uno al fine vita e uno agli stupefacenti. Il giudizio è destinato ad avere un impatto immediato sulla cronaca politica perché molte delle materie oggetto dei quesiti riguardano il sistema elettorale per il rinnovo del Csm, ma soprattutto l’ordinamento giudiziario, sui quali da pochi giorni il consiglio dei ministri ha formalizzato le sue proposte.
La discussione nel merito in commissione Giustizia alla Camera riparte in questi giorni, mentre in Aula il testo è calendarizzato per la fine di marzo. Un verdetto di ammissibilità, vedrebbe probabilmente calendarizzati i referendum in primavera, in coincidenza con la consultazione amministrativa.
Difficile fare previsioni sull’esito, ma anche sui tempi, visto che il giudizio potrebbe Slittare a domani. Dal neopresidente della Consulta, Giuliano Amato, è arrivata una sorta di invito ai giudici per non procedere all’insegna di un’eccessiva cavillosità nell’esaminare i quesiti, cercando di avere piuttosto come faro la possibilità di espressione sui referendum da parte dei cittadini. Indicazione magari irrituale, ma chiara. Da tradurre tuttavia in pratica, anche perché per alcuni di questi lo scoglio dell’ammissibilità appare veramente arduo da superare.
È il caso di quello forse più divisivo, sulla separazione definitiva delle funzioni tra giudici e pubblici ministeri, dove l’obiettivo del referendum è di rendere impossibile il passaggio da una funzione all’altra. Va ricordato che questo passaggio sia il disegno di legge Bonafede sia la riforma Cartabia si propongono di ridimensionarlo drasticamente, dimezzando, da 4 a 2 le possibilità di migrare da una funzione all’altra. Certo, Forza Italia ha già preannunciato l’intenzione di presentare alla Camera emendamenti per ridurre questa possibilità a una sola. Cancellarla completamente sarebbe invece assai problematico, vista la disposizione costituzionale su un unico ordine giudiziario, anche se si potrebbe eccepire sulla duplicità delle funzioni all’interno di un unico ordine.
Ma i referendum puntano anche a scardinare l’attuale meccanismo che vede lo Stato “coprire” il magistrato per i danni provocati nell’esercizio della giurisdizione, fatta salva la possibilità di rivalsa. Giudici e pubblici ministeri sarebbero invece chiamati a rispondere direttamente con il proprio patrimonio. Con altro quesito, si punta a ridimensionare il ricorso alla custodia cautelare, eliminandola in caso di pericolo di reiterazione, per i reati sanzionati con più di 5 anni di carcere e per il reato di finanziamento illecito dei partiti.
Sulle firme per la presentazione delle candidature per il Csm e sul ruolo degli avvocati nei consigli giudiziari, la riforma Cartabia interviene per eliminare la necessità di colleghi a supporto della candidatura nei collegi binominali e apre al voto degli avvocati nei consigli giudiziari. Con l’ultimo quesito in materia di giustizia ci si propone la cancellazione totale della Legge Severino e del suo meccanismo di automatica decadenza e incandidabilità per politici nazionali e amministratori locali in caso di condanne anche non definitive.
I questi, estranei al perimetro della giustizia, riguardano il fine vita e la limitazione della rilevanza penale per l’omicidio del consenziente che resterebbe ancora punito, ma solo in caso di minorenne, soggetto a disagio psichico, consenso estorto con forza o inganno.
Sulla cannabis, un sì al referendum vedrebbe depenalizzata la coltivazione e ridimensionate le sanzioni amministrative sul fronte degli stupefacenti più “leggeri”.